Per ridurre il pericolo di malattie bisogna evitare l'umidità e favorire l'insolazione e la ventilazione della vegetazione; fare una potatura adeguata per togliere tutte le parti malate, che vanno distrutte con il fuoco.
Il costo per i trattamenti antiparassitari è pari al 5-9% dei costi complessivi di produzione
Umidità. è necessario assicurare un buon drenaggio al terreno e non impiantare in zone con umidità aerea persistente.
Grandine. La grandine è particolarmente dannosa quando colpisce nel periodo che va dalla fioritura alla maturazione dei frutti. Dopo l'evento atmosferico asportare con una potatura energica le parti colpite e combattere le screpolature della corteccia con poltiglia bordolese.
Vento. Può spezzare i rami, far cadere fiori e frutti e, in qualche caso, sradicare le giovani piante.
Gelo. Se i danni si limitano alle branche e ai rami, bisognerà intervenire subito con la potatura tagliando sotto la zona devitalizzata. Il legno di potatura dovrà essere allontanato dalla pianta per evitare attacchi, nell'anno seguente, di fleotribo.
Secco. Un caldo eccessivo, accompagnato da lunghi periodi di siccità, può nuocere notevolmente all'olivo. Le drupe si essiccano durante la maturazione per l'evaporazione del contenuto acquoso e perché non ricevono la linfa.
Per evitare l'eccessivo riscaldamento è possibile imbiancare con latte di calce i fusti esposti al sole per proteggerli dall'eccessiva insolazione
Rogna (Pseudomonas savastanoi). E’ una delle principali batteriosi conosciute che attacca i rami, le foglie, le radici e il tronco; si presenta con tubercoli screpolati, duri e bruni causati da aperture prodotte da avversità, infezioni oppure da traumi. L'elevata piovosità primaverile accompagnata da temperature miti favoriscono l'attività del patogeno. I danni sono dovuti alla sottrazione di materiali plastici con conseguente diminuzione della produzione anche del 30%. In via preventiva, non bisogna provocare ferite alla pianta durante la raccolta, con la bacchiatura; disinfettare con prodotti rameici gli organi di taglio quando si effettua la potatura delle piante infette e si passa da una pianta all'altra.
TRATTAMENTO
Nelle zone dove questa batteriosi si presenta ogni anno con una certa gravità, effettuare 1-2 trattamenti invernali con poltiglia bordolese aI 2% in corrispondenza con ritorni di freddo, grandine ed eventi atmosferici che possono provocare lesioni sui rami.
I tubercoli si asportano con arnesi da taglio che debbono essere disinfettati con la fiamma prima di passare a una nuova pianta; il taglio va, quindi, disinfettato con poltiglia bordolese al 2% e poi spalmato con mastice a freddo per innesti.
Il materiale infestato va asportato (anche con la potatura) e bruciato.
Carie o lupa (Fomes igniarius, Polyporus fulvus). U fràdec.
Colpisce la ceppaia, il tronco e le grosse branche. Si manifesta con una lenta distruzione e corrosione dell'apparato tegumentale. Il legno infetto è fradicio, spugnoso e di colore giallastro e va asportato, a fine inverno, con la slupatura. Se viene tolto molto materiale può essere conveniente sostituire definitivamente la pianta (ma può essere utile anche rinforzarla meccanicamente con cemento). Il tronco va pennellato come per la rogna ma, se la ceppaia è stata colpita in profondità, può essere utile spalmare del catrame o del solfato di ferro al 10%.
Si forma su tutta la superficie della pianta una irregolare incrostazione fuligginosa, grigio-nerastra, la cui diffusione è favorita dalla presenza della malata secreta da fitofagi (cocciniglie) oppure dalla pianta medesima. Lo sviluppo viene favorito da temperature elevate, motivo per cui, questa malattia, è maggiormente diffusa nel sud d'Italia. Se è dovuta alla presenza della cocciniglia, si interverrà con l'olio minerale (2%) aggiunto alla poltiglia bordolese all'inizio della primavera e a fine luglio-inizio agosto. Lo stesso trattamento è utile anche quando la fumaggine è di origine fisiologica.
Produce sulle foglie macchie circolari a strisce giallo-brune che ricordano le penne del pavone. Colpisce anche peduncoli, piccioli, rametti e frutti. il patogeno sopravvive nelle foglie ammalate rimaste sulla pianta o a terra. Si sviluppa principalmente in zone con terreni argillosi-compatti, in olivi con potatura stretta, in oliveti siti in vallate umide e nelle annate caratterizzate da una elevata e prolungata umidità associata a temperature oscillanti intorno ai 12-15 0C. L'occhio di pavone provoca intense defogliazioni particolarmente dannose per le piante giovani.
TRATTAMENTO
Potatura larga della chioma, appropriata concimazione (senza eccessi di azoto) e con due trattamenti con prodotti rameici. Il primo trattamento, con poltiglia bordolese all'1% sarà effettuato in ottobre e il secondo, con ossicloruro di rame e calcio sarà effettuato verso marzo. È possibile effettuare una diagnosi precoce della malattia evitando, così, di fare trattamenti inutili. Basta immergere una certa quantità di foglie in una soluzione di soda caustica al 5% (50 g/I di acqua) alla temperatura di 50-60 CC Se entro tre minuti, sulle foglie, compaiono le tipiche macchie tondeggianti scure, allora vuol dire che il fungo è presente ed è necessario intervenire come sopra indicato.
Il patogeno attacca soprattutto le foglie giovani sulla cui pagina inferiore si sviluppa una muffa di color grigio piombo. Sulla pagina superiore si sviluppano macchie giallastre o brune, mal definite. Le foglie colpite in autunno cadono nella primavera successiva. Normalmente, la malattia viene controllata dai trattamenti autunnali e primaverili effettuati contro l'occhio di pavone.
Lo sviluppo della malattia è favorito da un andamento climatico caldo, in genere, dopo le piogge autunnali sulle olive in maturazione. Si formano delle macchie estese, rotondeggianti, raggrinzite, bruno nerastre, con pustole gessose o cerose di colore marrone o rosato. Le olive colpite cadono in terra o, comunque, forniscono un olio di scadente qualità (rossastro, torbido e acido). La malattia può colpire anche i giovani rametti. Per contrastare la lebbra si possono effettuare, all'invaiatura delle drupe e in presenza di condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo dell'infezione, 2-3 trattamenti, distanziati tra loro di circa un mese, con prodotti a base di sali di rame.
Le larve della mosca scavano gallerie tortuose e irregolari nelle olive provocando ingenti danni. In media, in un anno, si sviluppano da 3 a 6 generazioni di questo parassita. In aprile maggio avviene lo sfarfallamento dei primi individui adulti.
Le prime infestazioni si verificano, solo a fine giugno/inizio luglio. Le olive infestate cadono a terra e hanno una resa in olio minore e una qualità scadente (con elevata acidità). Particolarmente dannose sono le infestazioni dei mesi di settembre-ottobre.
Gli ulivi della piana di Macchia sono molto colpiti dalla mosca perché si trovano in zona marittima. La mosca arriva a Macchia proveniente da Vieste e Mattinata pertanto le zone che vengono colpite prima sono quelle del Gravaglione e vicino al Papone.
Le mosche (in particolare le femmine) sono ghiotte di sostanze zuccherine e proteiche presenti nella frutta dolce (fichi, albicocche etc.), nei fiori, nella melata di cocciniglie e di afidi. La vicinanza agli olivi degli alberi di quercia può risultare utile poiché gli insetti gallicoli ospitati sulle querce sono il cibo preferito degli iperparassiti (divoratori) della mosca delle olive. Essi contribuiranno a limitare la moltiplicazione del parassita.
E’ sconsigliato, invece, tenere alberi di fico vicino all'olivo perché la mosca troverebbe molto alimento nel periodo fine agosto-settembre, quando, per la siccità estiva, l'olivo non è succulento.
In assenza di trattamenti antiparassitari contro la mosca, le olive raccolte con un certo anticipo e sottoposte subito a molitura forniscono olio di qualità migliore perché lo sviluppo delle larve viene arrestato prima che i frutti siano rovinati completamente.
È indispensabile altresì la raccolta quasi completa del prodotto per non lasciare olive con la mosca sul terreno.
IMPORTANTE: Più la pianta ha ricevuto abbondanti concimazioni e/o abbondanti irrigazioni e più è esposta agli attacchi della mosca.
Le larve della prima generazione attaccano le foglie in inverno, quelle della seconda generazione rodono i fiori, le larve della terza generazione penetrano nei frutti e forano il nocciolo. Gli attacchi della tignola si fanno particolarmente virulenti nelle zone olivicole del Sud Italia. La tignola ha parecchi nemici naturali efficaci (quattro specie di iperparassiti). Alcune particolari condizioni climatiche disturbano lo sviluppo dell'insetto. Per esempio, gli stadi giovanili, vengono falcidiati dalle basse temperature invernali.
E' un coleottero di color nerastro che scava gallerie sotto l'ascella dei rametti deperiti e sofferenti e alla base dei peduncoli dei frutticini. Gli insetti escono in marzo dalle gallerie. I rametti colpiti si seccano e, fiori e frutti, cadono. Per ridurre gli attacchi occorre irrobustire le piante con concimazioni e irrigazioni corrette in modo che la pianta sia in grado, il più possibile, di autodifendersi.
E’ consigliabile lasciare sotto la pianta, nella zona ombreggiata, fino a maggio, i rami della potatura in modo che il fleotribo possa rifugiarsi in essi e, successivamente, essere distrutto con il fuoco.
Punge e succhia le parti verdi della pianta. La puntura irrita i tessuti interessati i quali non crescono e si deformano. Vive generalmente nelle screpolature della corteccia. Una buona difesa contro questo parassita può essere fatta con una potatura invernale energica; l'asportazione delle parti maggiormente colpite e la bruciatura delle ramaglie; la raschiatura e pulitura del tronco e delle branche principali; la pennellatura con poltiglia bordolese.
Scava gallerie (nella zona compresa fra la corteccia e il legno) nelle parti adulte delle piante in deperimento. Contro di esso conviene aumentare la vigoria della pianta e portare in superficie le parti colpite, asportando la corteccia e pennellando con poltiglia bordolese.
Le larve gregarie di questo dittero determinano alterazioni cambiali, localizzandosi sotto la corteccia che si distacca, dando origine alla distruzione del cambio, necrosi e disseccamento di una porzione di ramo. I rami attaccati deperiscono e vengono attaccati dagli scolitidi. Per combattere la cecidonia bisogna raccogliere e bruciare i rami colpiti.
Gli adulti dell'insetto compaiono a metà maggio e fino a fine luglio si alimentano compiendo fori nelle foglie. Dopo l'accoppiamento, le femmine scavano nelle olive un pozzetto, che raggiunge il nocciolo, in fondo al quale depongono un uovo. In corrispondenza dell'ingresso del foro si formano degli infossamenti dei tessuti.
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