Presenta robuste mura ed un elegante portale di ingresso decorato con motivi vegetali. Segue un corridoio che conduce ad un secondo arco, oltrepassato il quale vi è la facciata della Chiesa divisa da una cornice trasversale sotto la quale si apre l'ampio portale a tutto sesto. L'interno, a navata unica, ha una copertura a botte, un’importante architrave che sormonta la porta di comunicazione con i locali del Monastero, la zona absidale scavata nella roccia e l'altare settecentesco.
L’Abbazia di Santa Maria di Pulsano, si trova a circa 7 Km da Monte S. Angelo. Venne edificata nel 591 dai monaci dell’Ordine di Sant’Equizio la dove secoli prima esisteva un antico tempio pagano, dedicato a Calcante. I primi 5 secoli della sua vita trascorsero in vicende poco note.
Fu San Giovanni da Matera e la sua Congregazione Pulsanense, nel XII secolo a renderla famosa nella cristianità, come dimostra la venuta sul Gargano e all’Abbazia di Pulsano del Papa Alessandro III (fonte Martirologio pulsanense). Nel 1500, il Cardinale Ginnasi, promosse il restauro di tutti gli edifici dell’Abbazia che vennero distrutti dal terremoto del 1646. Fino all’emanazione delle leggi napoleoniche sull’eversione feudale del 1806 l’Abbazia di Santa Maria di Pulsano fu retta dai Celestini di Manfredonia poi l'intero complesso divenne di proprietà privata. Nel 1966 vi fu il furto sacrilego della tavola della Vergine di Pulsano, opera della scuola bizantino-italiana, detta dei "Ritardati", fiorita in Puglia nei secoli XII e XIII.
Circa 20 anni fa il Comune di Monte S. Angelo iniziò una serie di interventi di recupero e consolidamento architettonico. Oggi il complesso abbaziale, retto da una comunità monastica birituale (latina e bizantina) è perfettamente fruibile.
Gli eremi furono dimore sui monti (Gargano) o nel deserto (Egitto) di monaci che avevano abbandonato i loro beni per vivere in modo solitario. Non si conosce con esattezza in quale periodo fossero abitati, di certo lo furono fino all’inizio dell’era moderna.
Gli eremi di Pulsano, ubicati nei dintorni dell’Abbazia, sono piccole celle utilizzate dai monaci come luogo di contemplazione, preghiera, lavoro ed anche di segregazione (carcere).
Erano in parte dedicati alla vita comunitaria, di culto e di abitazione ed in parte al lavoro collettivo (un eremo era adibito a mulino, un altro eremo a carcere).
Alcuni sono semplici grotte, altri sono piccole costruzioni solitarie situate lungo la parete scoscesa del Vallone di Pulsano o su dirupi impervi.
Gli eremi erano in comunicazione tra loro attraverso una rete viaria di sentieri e scalinate ed erano serviti da una rete idrica costituita da canali scavati nella roccia per convogliare l’acqua nelle cisterne, nei terrazzamenti coltivati e nelle singole celle.
Il mistero ed il silenzio che avvolgono gli eremi sono in forte contrasto con la ricchezza di vicende storiche che ha caratterizzato la vita dell’Abbazia di Pulsano.
Gli eremi e l’abbazia rappresentano la complementarietà che vi è fra la vita contemplativa e vita attiva, secondo la più autentica tradizione monastica
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